Finalmente il temporale. Bisogno d’acqua da una vita. Anche io ne avevo bisogno per lavare via i pensieri, le parole, le opere e le omissioni che occupano spazio nella mia mente. Viene giù tanta acqua, il cielo tuona per ricordarci chi è che comanda. La pioggia lava la terrazza, un annaffiatoio rovesciato se la prende tutta. Per una volta non è lui ad annaffiare le piante. Può riposarsi e godersi il fresco. Il vento strapazza i rami di qua e di là. Godo nel guardare i temporali stando alla finestra. Fanno riflettere. Allungo il braccio e volontariamente lascio che si bagni. Sporgo pure la testa. Gli occhiali si bagnano, non vedo ufficialmente più niente. Almeno non con gli occhi. L’immaginazione a volte vede molto di più. Altre no. Il confine tra essa e la realtà è sempre labile e incerto, perché quante volte la realtà supera anche il più arduo e impossibile pensiero immaginato? Tantissime. Forse perchè le nostre aspettative sono troppo basse o troppo alte. Forse perché la nostra immaginazione non è così fervida. Ma ditemi che senso ha non puntare al cielo e non vivere tra le stelle? Non me ne faccio niente di vivere ad un metro da terra. Voglio di più. E so per certo che non chiedo troppo. Il temporale è passato restano solo qualche gocce sparse, perché d’estate le cose passano tutte velocemente. Fanno rumore, creano scompiglio ed escono furtive, un attimo dopo, dalla porta. Spalanco la finestra e annuso l’odore del verde bagnato. Apro i polmoni, respiro ed inspiro. Bentornata acqua.
A.
3 Comments:
sì, un'acquazzone ci voleva. che lavi le nostre anime sporche di desideri confusi, di passioni mal indirizzate, di fantasie pindariche, di fedi nell'idolo sbagliato, di progetti privi di fondamenta. non si parte dall'alto per costruire. si comincia dal basso, dopo essere caduti sfracellati a terra. anzi, bisogna proprio scavare in fondo in fondo. e da lì cominciare a costruire. piano piano. e con precisione. mirando alla luna, questo sì. al massimo alla luna non ci arrivi, ma
(continuo qui) , ma almeno, sì, potrai dire di aver vagato tra le stelle. un po' di pioggia. acida. che corroda almeno tutti i castelli di ipocrisie mascherate, che inverdisca le scure statue di bronzo innalzate all'eroismo di un egoista. usciamo, in questo giorno di pioggia, nelle le strade e saltiamo a piedi nudi nelle pozzanghere, sguazziamo tra l'erba bagnata, lasciamoci scorrere lacrime di pioggia sul volto, facciamo finta di piangere, oppure piangiamo per davvero-le gocce di pioggia che righeranno le nostre guance camuffano le lacrime vere. usciamo nelle strade con il calice vuoto, innalziamolo al cielo e lasciamocelo riempire dalla pioggia, e poi brindiamo ad una nuova stagione. la quiete dopo la tempesta. finchè c'è una salita, ci sarà sempre una discesa a seguire. rimangiamoci tutto, distruggiamo le nostre sicurezze, la coerenza è solo la stampella delle menti deboli, piantiamola pittosto a terra e facciamoci un attaccapanni per i nostri panni sporchi.
(ho esagerato con la retorica forse, ma ieri sera ho scoperto il mio primo capello bianco, color perladisaggezza)
................. M sono emozionata tanto leggendo le tu parole..ho provato quella senzione tipica del pianto che cerca disperatam di venire fuori, che prova a forzare e ad abbattere i muri che faticosam hai costruito negli anni. Grazie anna per le belle emozioni che ogni volta ci regali...... Vale.
sì, un'acquazzone ci voleva. che lavi le nostre anime sporche di desideri confusi, di passioni mal indirizzate, di fantasie pindariche, di fedi nell'idolo sbagliato, di progetti privi di fondamenta. non si parte dall'alto per costruire. si comincia dal basso, dopo essere caduti sfracellati a terra. anzi, bisogna proprio scavare in fondo in fondo. e da lì cominciare a costruire. piano piano. e con precisione. mirando alla luna, questo sì. al massimo alla luna non ci arrivi, ma
(continuo qui)
, ma almeno, sì, potrai dire di aver vagato tra le stelle.
un po' di pioggia. acida. che corroda almeno tutti i castelli di ipocrisie mascherate, che inverdisca le scure statue di bronzo innalzate all'eroismo di un egoista.
usciamo, in questo giorno di pioggia, nelle le strade e saltiamo a piedi nudi nelle pozzanghere, sguazziamo tra l'erba bagnata, lasciamoci scorrere lacrime di pioggia sul volto, facciamo finta di piangere, oppure piangiamo per davvero-le gocce di pioggia che righeranno le nostre guance camuffano le lacrime vere.
usciamo nelle strade con il calice vuoto, innalziamolo al cielo e lasciamocelo riempire dalla pioggia, e poi brindiamo ad una nuova stagione. la quiete dopo la tempesta. finchè c'è una salita, ci sarà sempre una discesa a seguire.
rimangiamoci tutto, distruggiamo le nostre sicurezze, la coerenza è solo la stampella delle menti deboli, piantiamola pittosto a terra e facciamoci un attaccapanni per i nostri panni sporchi.
(ho esagerato con la retorica forse, ma ieri sera ho scoperto il mio primo capello bianco, color perladisaggezza)
.................
M sono emozionata tanto leggendo le tu parole..ho provato quella senzione tipica del pianto che cerca disperatam di venire fuori, che prova a forzare e ad abbattere i muri che faticosam hai costruito negli anni.
Grazie anna per le belle emozioni che ogni volta ci regali......
Vale.
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